Sou daqueles a quem os discursos e as práticas que denotam profundo conhecimento da realidade ou capacidade de nela intervir suscitam profunda admiração. Quando me cruzo nos livros, nos filmes, na música, nos blogs, no que vejo e ouço com alguém assim, vou muito fundo: tento ler, ouvir, ver tudo o que de mais importante essa(s) pessoas têm para me dizer. Felizmente isso vai acontecendo regularmente no meu percurso: recentemente deparei com um exemplo de vida integra e de grande saber social na figura já desaparecida do jornalista (e muito mais)
Giuseppe Fava.
"“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?”
“Io ho un concetto etico di giornalismo. Un giornalismo fatto di verità, impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, sollecita la costante attuazione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Se un giornale non è capace di questo si fa carico di vite umane. Un giornalista incapace, per vigliaccheria o per calcolo, della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori che avrebbe potuto evitare, le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, le violenze, che non è stato capace di combattere”.
Così scriveva nel 1981, in un editoriale del Giornale del Sud, Giuseppe Fava, fondatore dei Siciliani, ucciso a Catania il 5 gennaio del 1984. "
Esses momentos constituem verdadeiros tónicos e antídotos para os momentos deprimentes que nos impingem os vendedores de banha da cobra que nos governam.